La casa

La casa acquistò l’attuale assetto intorno alla metà del XVIII secolo, probabilmente nelle mani della famiglia Ambrosio, conti di Chialamberto, il cui esponente più noto fu Domenico Simone di Chialamberto (1754-1803). La datazione è confermata dalla struttura esterna oltreché da alcune decorazioni degli spazi interni, come i soffitti di due camere del piano terreno, ripetizioni in tono minore di quelli dell’Appartamento di Levante della palazzina di Stupinigi (quello dell’anticamera che contiene i cartoni d’arazzo e quello, a rami fioriti, del gabinetto con pareti di seta dipinte a fiori).

I conti Ambrosio di Chialamberto, perseguendo una politica di prudenti acquisizioni e giudiziosi matrimoni (Furno, Borda, Sclarandi Scala) raccolsero un cospicuo patrimonio terriero, principalmente nei comuni di Villarbasse (di cui diverranno consignori), Bruino, Piossasco e None (regione S. Dalmazzo). La proprietà di Piossasco costituiva il centro amministrativo di tale patrimonio, ora disperso, e la residenza estiva dei Chialamberto, particolarmente conveniente quando la Corte era a Stupinigi. Con l’estinzione dei Chialamberto nel 1851, la proprietà di Piossasco fu ereditata dai cugini, i conti Lajolo di Cossano, antica famiglia di origine astigiana, che tuttora la detiene.

Il portico con sovrastante terrazzo all’estremità nord-orientale della casa, come l’ambiente adiacente il terrazzo, furono aggiunti nella seconda metà dell’Ottocento proprio dai conti Lajolo, rispettando sostanzialmente la coerenza stilistica.

La casa ha inoltre subito gli effetti devastanti dell’occupazione delle truppe italiane durante la Prima guerra mondiale, dei comandi tedeschi durante la Seconda e ha ospitato temporaneamente un gruppo di suore francesi nel periodo tra le due guerre. Pertanto, sono state oggetto di restauro le decorazioni tardo-barocche delle pareti di alcuni ambienti, coperte da strati di pittura.

Tutti gli interventi di restauro conservativo e manutenzione straordinaria sono stati eseguiti nel rispetto dei vincoli imposti dalla Sovrintendenza dei Beni Artistici ed Ambientali, ai sensi del “Codice unico dei beni culturali e del paesaggio”, del 2002.

Alcune costruzioni di servizio lungo il lato occidentale del giardino comprendono spazi diversi: il primo, più a monte, è un locale che un tempo ospitava un’ampia legnaia a un piano, di struttura molto rustica; il secondo, di due piani, contiene l’abitazione del custode, due rimesse, la scuderia e una serra al piano terreno; una delle rimesse e la scuderia sono caratterizzate da soffitti a volta rispettivamente quadri ed esapartiti, sostenuti da colonne di pietra.

Già all’inizio di questo secolo i fienili originari che occupavano la maggior parte del primo piano dell’edificio erano stati resi abitabili. L’aspetto esterno di questo secondo corpo di costruzioni di servizio conserva la decorazione a strisce orizzontali, tipica degli edifici destinati ai cavalli. Proprio la scuderia è stata oggetto nel biennio 2022-24 di un lungo e attento lavoro di restauro e ripristino grazie al bando PNRR per parchi e giardini storici, finanziato dall’Unione Europea attraverso i fondi NextGenerationEU.

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